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domenica 2 dicembre 2018

I primi effetti del decreto (in)sicurezza



di Antonio Ciniero

I primi effetti del decreto (in)sicurezza confermano, purtroppo, quanto in molti stiamo denunciando da settembre, da quando la bozza del decreto ha iniziato a circolare.
Sono già diverse decine le persone, alcuni bambini piccolissimi, costretti a stare per strada perché impossibilitate ad accedere alle strutture di seconda accoglienza (sono di ieri le prime circolari emanate da diverse Prefetture).
Se il Presidente della Repubblica firmerà la legge licenziata dalla camera, la situazione, nel medio e lungo periodo, peggiorerà sempre più. Migliaia di persone saranno costrette all'esclusione e alla marginalità sociale in nome della demagogia e del populismo.

A pagare il prezzo più alto saranno i più deboli, come al solito d'altronde, costretti a vivere sempre più ai margini, lontano dagli occhi dei più, nelle baraccopoli che affollano le periferie dalle nostre città e delle nostre campagne, come quella nella piana di Gioia Tauro dove ieri sera è morta un'altra persona, in quei "ghetti" utili a chi domanda lavoro da sfruttare per incrementare i propri profitti, quelli attarversati della violenza che, in quei luoghi, colpisce soprattutto le donne, le più invisibili tra gli invisibili.
Chi guadagnerà in tutto ciò? Solo sciacalli e criminali:
- i politicanti che proveranno a tradurre in consenso la frustrazione della gente che vede il proprio nemico in chi è affamato e non in chi affama;
- gli enti gestori e il considerevole indotto economico creato da quei luoghi di detenzione amministrativa chiamati centri per il riconoscimento e il rimpatrio in cui le persone saranno recluse fino a 180 giorni senza aver commesso alcun reato per essere poi rilasciate in condizione di irregolarità sul territorio;
- le aziende senza scrupoli che sfrutteranno il lavoro privato di diritti degli uomini e delle donne colpite dagli effetti del decreto (in)sicurezza;
- le organizzazioni criminali che gestiscono la tratta della prostituzione e il traffico di stupefacenti;
- chi potrà acquistare, o meglio riacquistare, i beni sequestrati alle organizzazioni mafiose.

Ognuno di noi deve decidere da che parte stare, sono sicuro che la maggioranza delle persone per bene, di chi crede nell'eguaglianza, nei diritti umani, non starà con le mani in mano.
Noi continueremo a resistere, disubbidiremo e ci organizzeremo per contrastare la barbarie, come già stiamo facendo, e lo faremo sempre meglio.
Touche pas à mon pote, non toccare il mio amico! Non toccate i nostri fratelli, non toccate le nostre sorelle!

giovedì 1 novembre 2018

Lo scenario emigratorio contemporaneo dall’Africa. Analisi e riflessioni




Lunedì 5 novembre, alle ore 15,30 a Lecce nell'Aula Ferrari (Porta Napoli, Ateneo Codacci Pisanelli) il prof. Papa Demba Fall (Direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università Cheikh Anta Diop di Dakar) terrà un seminario dal Titolo "Lo scenario emigratorio contemporaneo dall’Africa. Analisi e riflessioni". 

Interverranno anche Fabio Pollice (Direttore del Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’Uomo), Luigi Perrone (Coordinatore Scientifico Icismi – Unisalento), Vitantonio Gioia (Presidente Icismi - Unisalento), Antonio Ciniero (Icismi - Unisalento). 




per info: centro.icismi@unisalento.it 

domenica 30 settembre 2018

Sguardi eretici contro il muro della paura



di Antonio Ciniero



Recensione al libro curato da Gennaro Avallone Il sistema di accoglienza in Italia. Esperienze, resistenze, segregazione (Orthotes Editrice, pp. 218, euro 17) già pubblicata ne Il Manifesto

È almeno dal 2011, a seguito della guerra in Libia, che in Italia, e più in generale in Europa, è diventato quasi impossibile per i cittadini stranieri entrare in condizione di regolarità, se non in pochi casi.
DA QUELL’ANNO, l’Ue nel suo complesso e i singoli stati membri, più o meno esplicitamente, hanno cercato in ogni modo di bloccare gli ingressi sul proprio territorio attivando a tal scopo una serie di dispositivi che vanno dagli accordi sottoscritti con il governo di Erdogan in Turchia e di al-Sarraj in Libia all’istituzione degli hotspot, dai muri con il filo spinato alla proliferazione di campi profughi che sono nati nel cuore dell’Europa, come Idomeni fino a qualche tempo fa, o più recentemente Salonicco o Calais, passando per le periferie e le campagne delle città europee. Si tratta di dispositivi che minano il diritto alla mobilità, soprattutto di chi non ha in tasca il passaporto di un paese che conta o soldi «per comprare» un visto.
L’ATTUALE SISTEMA di accoglienza italiano, così pieno di contraddizioni e oggi così criticato da più parti, si è consolidato durante la cosiddetta «emergenza nord Africa», quando era ministro dell’Interno Roberto Maroni della Lega Nord, e ha ricevuto conferme dai successivi governi di centro-sinistra. Si tratta di contraddizioni strutturali, che non riguardano solo i casi eclatanti di mala accoglienza più volte denunciati negli ultimi anni, ma più che altro il sottile, ambiguo, filo di separazione fra dimensione formale e informale, legalità e illegalità, inclusione ed esclusione, che caratterizza i luoghi e i modi di questa accoglienza.

sabato 8 settembre 2018

Cosa prevede la bozza del decreto Salvini?




di Antonio Ciniero

Inizia a circolare la bozza del cosiddetto decretoSalvini, se verrà approvato così come è in bozza creerà maggiore irregolarità, esclusione e ricchi affari per carcerieri e chi con i carcerieri collabora in nome del profitto fatto sulla pelle delle persone, basta leggere anche solo i primi 2 articoli per rendersene conto.


Art. I  Abrogazione del pds per motivi umanitari

Il rilascio del pds per motivi umanitari in mancanza dei requisiti per accedere al diritto di asilo è sì una stortura, ma è conseguenza dettata dall’assenza a monte di strumenti che permettano l’ingresso e la libertà di movimento in Italia (e in Europa) per motivi diversi da quelli politici. Dichiararsi perseguitato politico è l’unica possibilità per sperare di accedere ad uno status regolare. Questo giochetto, impedire gli ingressi in condizione di regolarità restringendoli ai soli “migranti politici”, e di conseguenza costringere tutti i soggetti che entrano in Itala ad inserirsi all’interno di un sistema di accoglienza del quale in moltissimi farebbero volentieri a meno, ha creato le storture che da 7 anni, da più parti, si stanno denunciando.

Se si vuole ridurre l’irregolarità non va eliminato il pds per motivi umanitari, semplicemente devono essere previsti modalità di ingresso in condizione di regolarità che diano a tutti la possibilità di spostarsi liberamente in Europa, tra l’altro in questo modo si farebbe anche venire fuori l’ipocrisia dell’UE sul tema delle migrazioni e della libertà di movimento dei migranti senza sequestrare delle persone su una nave per gironi dopo che sono state tratte in salvo dal mare e dopo aver subito violenze inumane nei lager libici.

Se verrà abrogato il pds per motivi umanitari aumenterà solo il numero degli irregolari, i quali, tra l’altro, non potranno essere espulsi, come pensa chi applaude ai provvedimenti propagandistici di questo governo, e siccome non potranno essere espulsi cosa pensa di fare il governo? Basta leggere l’art. 2 del decreto per trovare la risposta.


Art. 2 Prolungamento della durata del tempo di trattenimento nei centri di permanenza per il rimpatrio

Il trattenimento all’interno di questi centri di detenzione amministrativa, dove, è bene ribadirlo, si viene privati della libertà senza che si sia commesso un reato o che si sia pronunciato un giudice, verrà prolungato da 90 a 190 giorni.
Un cittadino straniero che non ha commesso alcun reato potrà quindi essere privato della libertà per oltre sei mesi! Naturalmente il trattenimento in questi centri ha un costo, per altro elevatissimo, che paghiamo con le nostre tasse e che incrementerà i profitti, il business dei gestori di questi centri (che sono quasi sempre gestititi da privato “sociale” anche se fatico a capire cosa abbia di sociale la privazione di libertà di chi non ha commesso alcun reato…) e delle imprese che con questi gestori collaborano.

mercoledì 29 agosto 2018

Immigrazione e Percezione della realtà. Perché abbiamo bisogno di una conoscenza scientifica e antirazzista

di Antonio Ciniero

Ieri l’Istituto Cattaneo ha diffuso un contributo molto interessante su “l’immigrazione in Italia: tra realtà e percezione”.
 Nel 2002, l’allora Osservatorio Provinciale sull’Immigrazione di Lecce condusse un’indagine sulla formazione del pregiudizio razzista tra gli adolescenti residenti nella provincia di Lecce, i risultatiti di quell’indagine – consultabili nel testo curato da Gigi Perrone “Transiti e Approdi. Studi ericerche sull’universo migratorio nel Salento”, Franco Angeli – sostanzialmente rilevano la stessa distanza tra dati reali e percezione del fenomeno che oggi rileva l’Istituto Cattaneo.  
La percezione degli adolescenti salentini era tanto più distante dalla realtà quanto più le fonti informative sull’immigrazione erano rappresentate dai mass media, in particolare dalla televisione. Quell’indagine sottolineava un'altra cosa interessante, l’atteggiamento razzista degli adolescenti diminuiva mammano che aumentava la conoscenza diretta del fenomeno, detto in maniera brutale, erano meno razzisti coloro i quali avevano un/a amico/a straniero rispetto a chi invece conosceva il fenomeno solo in forma mediata dai mass-media.

Chi studia gli atteggiamenti percettivi rispetto alle migrazioni sa bene che la percezione distorta del fenomeno migratorio non è un fenomeno emerso negli ultimi mesi, non è quindi conseguenza dell’azione di quel cialtrone di Salvini, il quale, facendo l’unica cosa che li riesce bene, demagogia, si sta limitando ad utilizzare strumentalmente il tema delle migrazioni per creare consenso attorno alla sua losca figura.
Se il discorso di Salvini oggi riesce a far breccia con tanta semplicità nell’opinione pubblica è anche perché l‘opinione pubblica è stata bersagliata per un trentennio da informazioni distorte sul fenomeno migratorio che servivano a legittimare e giustificare l’adozione delle politiche repressive e razziste che nel corso degli ultimi trent’anni sono state attuate, tanto dai governi di centro sinistra, quanto da quelli di centro destra, che in materia di politica migratoria solitamente non hanno fatto altro che peggiorare gli aspetti negativi introdotti dal centro sinistra, si pensi all’introduzione dei Centri di Permanenza Temporanea, giusto per citare un esempio tra i più osceni.

Il problema, dunque, non è Salvini, è molto più profondo. L’azione dell’attuale ministro degli interni e i suoi modi solo più rozzi e più esplicitamente razzisti, riesce a giocare bene con i social e a costruire realtà e narrazioni mediatiche funzionali ai suoi interessi, narrazioni però che, come accaduto a Catania e ieri a Milano, prima o poi, si scontrano con la società reale, quella che non si arrende e che riempie le piazze per esigere il rispetto della Costituzione, dei diritti e della democrazia.

Se vogliamo dare risposte democratiche ai temi che pone il fenomeno migratorio abbiamo bisogno di andare nella direzione esattamente opposta a quella seguita fin ora, a quella che Salvini sta esasperando in negativo. Dobbiamo capovolgere radicalmente l’approccio securitario che il nostro paese e l’Europa hanno avuto alle migrazioni e per far questo, la conoscenza del fenomeno è un primo ed ineludibile passo per ogni politica che voglia provare a dare risposte serie.

Abbiamo bisogno di una conoscenza scientifica del fenomeno, capace di coniugare teoria e prassi, che nasca dal basso e si fondi su pratiche antirazziste. Stiamo parlando di diritti, del presente e del futuro della democrazia, non si può non prendere parte, chi si trincea dietro la presunta neutralità della scienza e dello studioso, ha già preso una parte, quella del più forte, ma non lo esplicita.   


lunedì 30 luglio 2018

Rimediare ai disastri? Alcune cifre svincolate dalla propaganda







di Antonio Ciniero

Ministro, i dati ci dicono che l’unico disastro è rappresentato dalle persone che state condannando a morie e dalle persone che state condannando a immani violenze nei lager libici, ed è un disastro in drammatica continuità con chi l‘ha preceduta!  


Arrivi in Italia 1 gennaio - 31 luglio 2017: 94.448;*
Morti/dispersi1 gennaio - 31 luglio 2017: 1.955, il 2,06% di chi ha tentato di arrivare in Europa via Libia*


Arrivi in Italia periodo 1 gennaio -27 luglio 2018: 18.314;*
Morti/dispersi 1 gennaio -25 luglio 2018: 1.111, il 6,12% di chi ha tentato di arrivare in Europa via Libia*


Le uniche cose che confermano i dati sono:
Ø  L’aumento della pericolosità della rotta Libia-Italia, con conseguente aumento dei morti/dispersi in mare di oltre il 4% rispetto all’anno precedente.
Ø  Diminuzione degli ingressi in Europa via Italia e aumento degli ingressi in Europa via Spagna e Grecia.

La diminuzione degli ingressi in Europa attraverso l’Italia - che sta tanto a cuore all’attuale ministro dell’Interno, come stava a cuore al suo predecessore - si deve a due fattori:

Ø  Gli accordi siglati tra il nostro governo e il governo libico di Fayez al-Sarraj al quale si è deciso di subappaltare il lavoro sporco, fatto di violazione di diritti umani, torture, incarcerazioni abusive e violenze di ogni genere. Facendo finta di non sapere quello che avviene in Libia (come ha fatto Minniti) o addirittura arrivando a negare questo stato di fatto come ha fatto il ministro Salvini durante la sua visita in Libia.  
Ø  L’apertura di nuove rotte, come è sempre avvenuto nella storia delle migrazioni dirette in Europa ogni qual volta che i paesi di destinazione hanno tentato di chiudere le frontiere. È una dinamica nota almeno dal 1973.


Dietro la diminuzione degli sbarchi si consuma un eccidio che pesa come un macigno sui paesi europei e sulla nostra coscienza.

Di fronte a ciò, l’unica possibilità che i paesi europei hanno di rispondere in maniera democratica è quella di prevedere canali di ingresso regolari e di riportare al centro del dibattito politico internazionale il tema del diritto alla mobilità.

Tutti i paesi dell’UE hanno sottoscritto la Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Uomo che al primo comma dell’art. 13 prevede che “Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato”, è ora che la rispettino!   


*Fonte dati arrivi in Italia: Cruscotto statistico Ministero dell’Interno; Fonte dati morti/dispersi: mia elaborazione su dati IOM (missingmigrants.iom.in)