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venerdì 6 gennaio 2017

CIE: né qui né altrove







Marco Minniti ha dichiarato che i Cie che dovranno ospitare le persone irregolari da respingere “non avranno nulla a che fare con quelli del passato. Punto. Non c'entrano nulla perché hanno un'altra finalità, non c'entrano con l'accoglienza ma con coloro che devono essere espulsi.”

I Cie, così come prima i CPT (Centri di Permanenza Temporanea, introdotti dalla legge n. 40 del 1998, la cosiddetta Turco-Napolitano) non hanno mai avuto nulla a che fare con l’accoglienza! Lo scopo, dichiarato, è sempre stato quello dell’identificazione e dell’espulsione. Uno scopo rispetto al quale - come abbondantemente attestato da studi, ricerche, commissioni di inchiesta - si sono rivelati del tutto inefficaci.

Questo un ministro dell’Interno ha il dovere di saperlo! Se non lo sa, è palesemente inadeguato a ricoprire il ruolo che ricopre; se lo sa e finge di non saperlo prende in giro chi lo ascolta facendo squallidi gioghi di potere sulla pelle di chi è più vulnerabile!

I Cie sono luoghi di sospensione dei diritti, si conosce perfettamente tutto quello che avviene al loro interno, si conoscono le dinamiche relazionali che si innescano tra operatori e “internati”, si conoscono le contraddizioni giuridiche a cui danno vita, la funzionalità produttrice di irregolarità amministrativa e la correlazione che questa irregolarità prodotta per legge ha tanto con le modalità di costruzione del consenso, quanto con le modalità di inserimento lavorativo e relativo sfruttamento in contesti economici depressi.

I Cie, semplicemente, vanno aboliti. Rappresentano un vulnus nel sistema della nostra cultura giuridica. Sono incompatibili con un paese democratico. Sono luoghi che non rispettano, prima ancora che i diritti, l’umanità.


#MaiPiùCie #CieNèquiNèAltrove